AV. XHABIR ZEJNUNI
Caro Compagno Gad Moshé Lerner. Il 21 marzo, dopo la preghiera della mattina, stavo pensando alla terribile vicenda di un giorno fa riguardo il senegalese che ha tentato di “arrostire” 51 alunni di una scuola. Nel frattempo ho avuto un’illuminazione divina da Allah, il quale mi ha suggerito che il senegalese sarebbe stato presto prosciolto. Tutto ciò che mi fu riferito da Allah, l’ho scritto in un commento su FB, tramite il quale sostenevo la mia teoria che il senegalese sarebbe stato assolto secondo la “formula di assoluzione” più appropriata per lui! A dire la verità ho avuto solo due “like” e due commenti.
Stranamente dopo qualche ora tu hai fatto uno status, il quale in sostanza esprimeva il concetto del mio commento, ma tu andavi oltre, perché cercavi di giustificare quello che ha fatto il senegalese. Ci mancherebbe altro! Non mi sono stupito affatto. Ma tu sei stato più fortunato di me, perché hai ricevuto molta attenzione, tramite migliaia “like”, commenti e condivisioni. Davvero complimenti. Mi sarebbe piaciuto molto sapere da te se avessi avuto lo stesso ragionamento se in quel bus fosse trovato un tuo figlio oppure nipote!
A noi due accomuna il fatto di essere tutti e due immigrati, visto che tu sei venuto in Italia dal Libano all’età di tre anni, invece io sono venuto in Italia dall’Albania all’età di Gesù Cristo.
Questo fatto mi spinge a discutere brevemente due argomenti con te.
1. Il diritto di credere la propria religione e
2. L’accoglienza.
1. Il diritto di credere la propria religione.
Io da musulmano devoto che sono, credo in Allah. Visto che io devo mantenere la mia famiglia, mi è possibile pregare solo due volte al girono: mattina e sera.
Perché il mio lavoro non mi permette di pregare le altre tre volte. Ma sono sicuro che Allah mi perdona, visto che io lavoro tutto il giorno per mantenere la mia famiglia. Anche perché in quel caso, moschea per me è il mio posto di lavoro e la mia famiglia. Invece, chi non lavora, ha la fortuna di pregare cinque volte al giorno! La mia religione me la tengo per me e non gliela impongo a nessuno.
Nessuno mi ha costretto a cambiare la mia religione. Pure io non imporrò a nessuno di cambiare la sua religione. Tutto qui.
2. L’accoglienza.
Anche io vivo in Italia dal 1994. Ringrazio l’Italia per tutte le opportunità di studio, vita lavorativa e sociale che mi ha dato. Aggiungo che io mi sento molto debitore nei confronti dell’Italia. Personalmente, ho rispettato e mi sono serviti molto gli usi e i costumi dell’Italia. E mai e poi mai ho pensato che gli italiani devono adeguarsi agli usi e costumi del mio paese. Anche perché nessuno mi ha costretto a venire in Italia.
Qua sorge un problema. Se a me non vanno bene gli usi e i costumi dell’Italia, questo non vuol dire che io mi devo adoperare con tutti i costi per alterare e distruggere questi usi e costumi e costringere gli italiani ad adeguarsi agli usi e costumi del mio paese. Se a me non va bene così, potrò fare ritorno quando voglio nel mio paese. Dunque, io “gioco” con due jolly. Invece, gli italiani hanno solo un jolly da “giocare”: L’Italia. E non mi sembra giusto che gli italiani debbano (e possano!) essere costretti a lasciare il loro paese per farmi un piacere. E se per disgrazia dovesse succedere, l’Italia si distruggerebbe e non servirebbe più neanche a me(….)!
In Albania c’è una bellissima frase: “La casa è del Signore e dell’ospite”.
D’accordo.
Ma non deve succedere mai che l’ospite diventi Signore nella casa altrui che la ospita con molta generosità.
Tutto qui.
Saluti rivoluzionari.